La storia dei legami con la Santa Sede 
www.vatican.va www.vaticanstate.va www.archivioalbani.it https://www.vaticannews.va
I rapporti di Scanderbeg con la Santa Sede furono intensi durante il Pontificato di Papa Nicola V (1447-1453) Papa Callisto III (1453-1458) che definì il nostro eroe nazionale Scanderbeg come “Atleta Cristi”
Pio II (1458-1464), che fu un ammiratore dell’Albania e grande umanista, volle incoronare re Giorgio Castriota e nominare cardinale l’arcivescovo di Durazzo Paolo Angelo (1417-1470). Braccio destro di Scanderbeg per i rapporti con l’estero fu l’Arcivescovo di Durazzo. Papa Paolo II nel 1464 ha ospitato con grandi onori Giorgio Castriota Scanderbeg.
Papa Clemente VII nel 1595 ha inviato contributi economici per sostenere la liberazione di Valona, porto nell’Albania meridionale. Clemente XI, papa nelle cui vene scorreva sangue albanese, ha fatto da tramite presso la Repubblica di Venezia per aiutare la regione di Kelmend e Kurbin in Albania.
Nel 1919 Benedetto XV con la sua forza morale salvò una parte importante dell’Albania dall’annessione.
Nel periodo del regime comunista ogni sforzo della Santa Sede per avvicinarsi e stato inutile, addirittura i messaggi augurali che il Papa inviava all’inizio del nuovo anno venivano rimandati indietro. Con Papa Giovanni Paolo II gli sforzi della Santa Fede verso i paesi dell’Est si sono intensificati e in questo quadro anche verso l’Albania.
Così, per esempio, ricordiamo le sue prediche del 5 ottobre ad Otranto e del novembre del 1982 davanti alla comunità albanese in Sicilia.Nel 1983 il Papa ha proclamato novembre il mese delle prediche per la libertà religiosa in Albania.
Il 26 febbraio del 1984, da Bari, il Santo Padre ha pregato per gli albanesi davanti a 50.000 fedeli della regione Puglia dove ha dichiarato esplicitamente che gli albanesi “occupano un posto molto particolare nel suo cuore”. Con le trasformazioni avvenute agli inizi degli anni ’90 -che hanno determinato notevoli cambiamenti rispetto ai diritti umani, la riconquista della libertà di religione, che segnò il distacco del regime comunista dalla politica- e stato finalmente possibile la ripresa dei primi contatti con la Santa Sede.
Le visite di Madre Teresa in Albania hanno influito fortemente sui preparativi per la ripresa delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Queste relazioni sono state finalmente avviate a livello di Ambasciatore albanese, e stato ricevuto da Papa Giovanni Paolo II.
La Santa Sede ha accreditato a Tirana Monsignor Ivan Dias.
Le opportunità per un’ulteriore svolta nella cooperazione con la Santa Sede si sono verificate immediatamente dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche. Un momento cruciale e stato segnato dalla visita in Albania di Papa Giovanni Paolo II, il 25 aprile 1993. La straordinaria accoglienza che e stata riservata al Papa da tutti gli albanesi dimostrava la tolleranza religiosa che gli caratterizza.
Essa ha sicuramente costituito un appoggio morale e politico in favore dell’Albania ed ha contribuito alla rinascita della religione nel nostro paese. Sono passati sei anni del giorno in cui il Santo Padre giunse in terra Albanese, ma quello straordinario giorno e ancora vivo nei cuori di tutti gli albanesi.
E considerato il giorno della risurrezione, il giorno della speranza. La visita del Santo Padre fu anche la migliore espressione della salda amicizia millenaria che unisce l’Albania alla Santa Sede. Il Santo Padre ha fatto appello alla comunità internazionale: l’Europa e tutto il mondo, aiutandola, non devono dimenticare le sofferenze dell’Albania.
In quel giorno e stata consacrata la nuova Gerarchia della Chiesa Cattolica martirizzata, ed e stata benedetta dal Santo Padre la prima pietra del Santuario Nazionale “Madonna del Buon Consiglio” A questo Santuario sono devoti tutti gli Albanesi, che si sentono affratellati anche se appartengono a tre diverse religioni: musulmana, ortodossa, cattolica.
21 settembre 2014 Per il suo primo viaggio Europeo, Papa Francesco
ha scelto l’Albania, terra assurta a simbolo del dialogo inter religioso. Una visita vissuta con grandissima attesa dalla maggioranza degli albanesi, ma durante la quale la simbologia della pace ha finito col prevalere sulla complessità (e le difficoltà) della realtà albanese. Come buona parte dei cittadini di Tirana, avevo già deciso di partecipare a questo evento storico: anche solo per gli imponenti preparativi cui si era assistito nei giorni precedenti e la surreale atmosfera d’attesa in cui, la sera prima, la capitale si era addormentata, quasi controvoglia.
Tempo di chiudere gli occhi, e l’alba tanto attesa bussa alle finestre di fedeli e curiosi: è domenica ma le sveglie suonano, lentamente ci si alza, velocemente si esce di casa.
Il programma di viaggio – il primo in Europa di Papa Francesco – era noto dal 31 luglio scorso. Normalmente le visite del Pontefice sono annunciate con un anno di anticipo, ma nel caso dell’Albania Francesco ha deciso pochi mesi prima – lo stesso Monsignor Vasil, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, non aveva nascosto la propria sorpresa, cercando di interpretare la repentinità di questa scelta: “Questo annuncio del viaggio a Tirana anche per me è stato una novità, ma si colloca proprio in una scia di segni di Papa Francesco…
La Chiesa in Albania, come la stessa comunità albanese si trova infatti all’incrocio di diverse culture, strade e mondi religiosi, e sappiamo che per decenni la popolazione albanese ha sofferto sotto un regime che si dichiarava formalmente ateo… Quindi la visita del Santo Padre in questo contesto ricopre un ruolo e un significato determinante…”
https://www.facebook.com/FONDACIONI-PAPA-KLEMENTI-XI-ALBANI-221167251230023