Fondazione Internazionale Papa Clemente XI Albani

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Delegato per la Repubblica di Finlandia

Intervento Accademico

Celebrazione del 20° Anniversario della Fondazione Internazionale

Papa Clemente XI AlbaniRoma 22 Ottobre 2022

Eccellenza Reverendissima, Signori Ambasciatori, Illustri Rappresentanti e Membri della Fondazione

Signore e Signori, Sono felice di rivolgervi il mio fraterno saluto, unitamente al mio personale grazie, per la Vostra presenza che rafforza il vincolo d’amicizia nel perseguire, insieme, progetti di solidarietà e di pace in un momento storico caratterizzato dall’incertezza di serenità, per tutti i popoli.

Questa evento celebrativo per il 20° Anniversario della nostra Fondazione Internazionale Papa Clemente XI Albani, ci permette di riflettere su valori fondamentali della pace per continuare insieme la missione di “tessitori” attraverso i canali promozionali della cultura e solidarietà.

Credo che tutti noi dobbiamo porci una domanda: l’esperienza e l’opera di Papa Clemente XI è attuale nell’odierno contesto storico? Può essere illuminante e propositiva per fondare una migliore realtà di vita?

Penso che rileggendo la storia della vita di Giovanni Francesco Albani, diventato Papa Clemente XI nell’anno 1700, troviamo elementi per leggere l’attuale situazione mondiale e trovare utili suggerimenti per ritrovare elementi costruttivi di pace che hanno formato la sua personalità dell’uomo, del credente ed dell’ecclesiastico.

Il giovane Giovanni Francesco Albani fu formato alla scuola del Collegio dei Gesuiti dove si svolse tutto l’iter formativo umano e cristiano.

Sotto la guida del grecista francese P. Pierre Poussines S.J., che comprese e incoraggiò la sua predisposizione per le lingue classiche, studiò il greco antico e, in seguito, a tradurre in latino un’omelia di San Sofronio di Gerusalemme sui Santi Pietro e Paolo e l’elogio di San Marco evangelista del diacono Procopio. Quest’ultima venne inserita dai Bollantisti negli Acta Sanctorum, Aprilis, Tomus III, giorno 25. Nel Monastero di Grottaferrata, rinvenne e tradusse in latino la seconda parte del Menologio di Basilio II.

Iscrittosi all’Università di Roma si laureò in utroque iure e ad Urbino conseguì il titolo di Dottore in Diritto (1668). Nel giro di pochi anni la sua fama portò Cristina di Svezia a volerlo nella sua Accademia, grazie alla presentazione fatta dal Cardinale Decio Azzolino . Quest’ambiente letterario colto era frequentato da letterati, poeti, pittori, musicisti tra i più famosi del tempo.

Nel 1673 elaborò gli statuti sinodali di Farfa e di Subiaco che fu approvato e promulgato dal Papa Innocenzo XII con la bolla Romanum decet pontificem (contenente la famosa condanna del nepotismo ). Grazie alla sua competenza e alla sua conoscenza dei meccanismi di governo della Chiesa, fu inoltre consigliere di Alessandro VIII (1689-1691) e di Innocenzo XII (1691-1700). Divenne noto, all’interno della Curia romana, inoltre, come uomo integerrimo e scevro da corruttele e nepotismo.

Fu ordinato sacerdote nel mese di settembre 1700. Prese parte a due conclavi: quello del 1691 e quello del 1700, che lo vide eletto.

Molteplici furono gli incarichi che ricoprì, incarichi che lo forgiarono con saggezza e competenza alla vita della Curia Romana e non solo.

Nel 1700 fu eletto Papa, però, non accolse subito la scelta del Collegio Cardinalizio, ma chiese di riflettere per tre giorni prima di accettare.

Il 30 novembre fu ordinato Vescovo e l’8 dicembre fu incoronato Papa, e, possiamo dire che, salito al soglio di Pietro all’età di 51 anni, dopo di lui nessun pontefice fu eletto a un’età più giovane della sua.

I primo atti del nuovo Pontefice furono quello di respingere tutti i tentativi della famiglia di approfittare della carica del loro congiunto per accaparrarsi cariche politiche o religiose, o titoli nobiliari e uffici pubblici. Cercò, durante il suo Pontificato, di riportare nell’alveo della cattolicità la Chiesa copta.

Nel Campo dottrinale represse il giansenismo nei Paesi Bassi, mentre, in Francia si mosse d’intesa con Luigi XIV, il quale sottopose alla Santa Sede una serie di misure che vennero formalizzate nella Costituzione Apostolica Vineam Domini Sabato (17 luglio 1705).

Nel 1693 i giansenisti avevano stampato Le Nouveau Testament en français avec des réflexions morales sur chaque verset. L’opera conteneva la traduzione giansenista del Nuovo Testamento. Clemente XI dapprima proibì l’opera (breve Universi dominici gregis del 13 luglio 1708) e successivamente la condannò come eretica (bolla Unigenitus Dei Filius del 1713).

La condanna del giansenismo divise la Chiesa francese tra coloro che accettavano l’ordine papale, i cosiddetti “accettanti” e coloro che, nel respingere la bolla papale, si appellavano a un concilio universale, i cosiddetti “appellanti”. In particolare, quattro vescovi (i titolari delle sedi di Senez, Montpellier, Boulogne e Mirepoix) fecero appello al papa invocando un concilio generale: furono tutti scomunicati (Pastoralis officii, 28 agosto 1718)[15]. Ma essi si appellarono al potere civile. Fu necessario l’intervento risolutore del governo di Parigi per riportare tutti gli appellanti nel solco della Chiesa di Roma. La qual cosa divenne possibile soltanto con la trasformazione della bolla pontificia in una legge dello Stato. Il 4 dicembre 1720 la bolla Unigenitus Dei Filius fu registrata dal Parlamento francese.

Molto importante furono anche le decisioni in materia liturgica circa la controversia dei riti malabarici e cinesi. Infatti, durante il pontificato di Clemente XI si intensificò la controversia tra Domenicani e Gesuiti sui riti cinesi e malabarici, tanto è vero che, il 20 novembre 1704, il papa condannò l’uso di entrambi i riti, dando ragione ai Domenicani. In particolare, ordinò ai missionari di osservare nella sua interezza il decreto della Santa Inquisizione per l’India e la Cina.

Il 7 gennaio 1706 il pontefice ribadì questa decisione con la bolla Gaudium in domino. Anche con questa decisione le divergenze tra i missionari permasero.

Nel marzo 1715 Clemente XI emanò quella che nelle sue intenzioni doveva essere l’ultima parola sulla questione: la costituzione apostolica Ex Illa Die, che ribadiva e confermava tutte le proibizioni del decreto del 1704, ed esigeva un giuramento di fedeltà da parte dei missionari. Con l’aiuto di validi collaboratori e con abile diplomazia si raggiunse un significativo successo.

Nel suo Pontificato, Clemente XI, indisse tre giubilei straordinari, con queste motivazioni:

  • Per inaugurare il pontificato (Natale 1701)
  • Per invocare la pace tra i principi cristiani (2 dicembre 1706);
  • Per invocare l’aiuto di Dio alle armi venete contro i Turchi (31 maggio 1715).

Il 6 dicembre 1708, con la bolla Comissi nobis rese universale la festa dell’Immacolata Concezione di Maria, già localmente celebrata a Roma e in altre zone della cristianità, mentre, il 4 febbraio 1714, con decreto, stabilì che si festeggiasse San Giuseppe con Messa e Ufficio proprio.

Nel 1719 istituì la Congregazione sopra la correzione dei libri della Chiesa orientale per la revisione dei libri liturgici delle Chiese orientali in comunione con la Santa Sede e il 3 febbraio 1720 dichiarò Sant’Anselmo d’Aosta dottore della Chiesa.

Con una importante attività diplomatica diede forte impulso alle relazioni con i monarchi europei: Regno di Portogallo; Sacro romano impero; Spagna; Francia; Ducato di Brunswick-Wolfenbuttel; Regno di Prussia; Inghilterra; Russia. A questi si aggiunse la Turchia dopo la guerra tra la Turchia e la Repubblica di Venezia nel 1714.

Importante fu la gestione economica del Governo dello Stato Pontificio.

Per reperire i mezzi finanziari per la costituzione/formazione di un esercito, Clemente XI, l’11 luglio 1708, creò la Congregazione Economica il cui scopo era di elaborare un meccanismo di tassazione straordinaria che permettesse di fare fronte alle spese di mantenimento delle truppe[29].

Nel 1711 Clemente XI si scontrò con il Regno di Sicilia provocando la Controversia liparitana che a lungo incrinerà i rapporti fra quel regno e il papato. Successivamente nacque una disputa con la Santa Sede per quanto riguarda le immunità ecclesiastiche e i diritti di successione ai titolari di immunità e privilegi vacanti. Il nuovo re, Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, decise di recuperare un istituto giuridico dell’alto medioevo (Monarchia Sicula) in base al quale il papa veniva escluso dall’esercizio di qualunque autorità sulla Chiesa di Sicilia. Clemente XI, condannò il provvedimento e lanciò l’interdetto sull’isola, cui si conformarono 3000 prelati locali. Vittorio Amedeo II rispose espellendoli tutti dall’isola. Essi dovettero rifugiarsi a Roma, dove furono assistiti dal pontefice fino a quando la crisi non rientrò, nel 1718.

Molte altre decisioni, in questo periodo, furono prese, come, effigie del papa Clemente XI su medaglia realizzata da Ferdinando Sevo, e il ripristino il gioco del Lotto a Roma; fece ampliare l’Ospizio di San Michele aggiungendo un carcere per i minorenni (correzionale), due ospizi per anziani (uno per gli uomini e uno per le donne) e una grande chiesa.

Ma Papa Clemente XI fu Patrono di arti e scienze, per questo dobbiamo tener presente che il pontefice discendeva da una nobile famiglia di antiche origini albanesi, e Giovanni Francesco Albani, s’interessò molto dell’Albania, occupata dai turchi, soprattutto per la salvaguardia della lingua albanese e della religione cattolica, promuovendo molte iniziative e favorendo la stampa di libri in lingua albanese. Sotto i suoi auspici si tenne, nel 1700, a Merçine di Alessio, il convegno storico di Arber, dove furono prese diverse risoluzioni in favore della lingua albanese e della religione cattolica, per scongiurare la loro estinzione sotto la dominazione ottomana.

Nel 1701 Clemente XI approvò la Fondazione dell’Accademia dei Nobili Ecclesiastici (oggi Pontificia Accademia Ecclesiastica) che, inizialmente dedicata alla formazione diplomatica dei rampolli ecclesiastici delle famiglie nobiliari, oggi cura la preparazione dei sacerdoti destinati al servizio diplomatico della Santa Sede.

Nel 1715 nominò Giuseppe Simone Assemani (cristiano maronita di origine libanese) interprete delle lingue araba e siriaca della Biblioteca Vaticana e lo inviò nel Vicino Oriente per raccogliere manoscritti orientali.

Clemente XI protesse i reperti archeologici che, sempre più frequentemente, erano dissotterrati nel territorio dell’Urbe vietandone l’esportazione e avviò i primi scavi sistematici nelle catacombe. Favorì la riscoperta delle opere dell’erudito Bartolomeo Eustachi († 1574).

Durante il suo Pontificato molte opere furono realizzate a Roma, nel Lazio e a Urbino, tra cui il progetto per l’ammodernamento del Porto di Ripetta, scalo fluviale dei barconi provenienti dall’Umbria e dalla Sabina e l’edificio della Dogana. L’opera, per la cui costruzione furono impiegati materiali di spoglio provenienti dal Colosseo, fu inaugurata il 16 agosto 1704.

Nel 1705 fece realizzare un grande granaio, oggi conosciuto come Granaio Clementino. Durante il suo pontificato furono eseguiti i seguenti lavori su monumenti dell’Urbe:

Il pontefice, in oltre, fece costruire un viadotto a Civita Castellana e un acquedotto a Civitavecchia.

La città di Urbino ebbe in modo particolare le attenzioni di Clemente XI, essendo la sua città natale. Fece cancellare tutti i debiti accumulati dal Comune; furono eseguiti lavori di abbellimento nella Cattedrale e imponenti lavori di restauro del Palazzo ducale e di quello arcivescovile; si diede avvio alla fondazione di una biblioteca pubblica. Costruì un istituto educativo per la gioventù e furono concessi cospicui privilegi all’Università.

Il ritratto di Clemente XI fu eseguito dal pittore Carlo Maratta ed è conservato nella Pinacoteca Vaticana, mentre, il suo sepolcro fu realizzato da Carlo Fontana.

Morte e sepoltura[modifica | modifica wikitesto]

Clemente XI morì il 19 marzo 1721. Nelle sua vita aveva sempre desiderato di essere sepolto in maniera semplice e umile. E così fu: le sue spoglie mortali furono deposte sotto il pavimento della cappella del coro dei Canonici della Patriarcale Basilica di San Pietro in Vaticano, dove tuttora riposano, ricoperte da una semplice lastra di marmo di porfido. Il Reverendo Capitolo di San Pietro ne officia ancora la memoria con particolare solennità il 19 marzo di ogni anno.

Una cosa certa molti storici riportano è che Santa Veronica Giuliani riferì che il pontefice le apparve dopo la morte, dicendole che era in Purgatorio e che voleva essere liberato. La santa pregò molto tempo per lui, finché qualche anno dopo le apparve di nuovo, dicendole che era pronto per il Paradiso. La santa morì sei anni dopo Clemente XI.

In conclusione, possiamo affermare con chiarezza che, anche oggi le situazioni socio politiche della Chiesa, sono simili a quella del tempo di Papa Clemente XI Albani. Per affrontare le diverse situazioni e trovare la giusta risoluzione adatte a conservare l’unità e l’armonia della fede, necessitano di una solida e completa formazione, cosa necessaria oggi, più di prima, per coloro che sono chiamati ad essere “Pastori” del popolo santo di Dio; lettori attenti e lungimiranti dell’evoluzione dei tempi per dare, nelle diversificate situazioni, risposte adatte a conservare l’unità della Chiesa. Unità che deve essere tutelata alla luce della Parola di Dio, che si alimenta nella preghiera, sviluppandosi nella accurata formazione accademica per poi essere esercitata a vari livelli nel governo della Chiesa.

La fede, aiutata dalla ragione, completa nell’esercizio della saggezza la Sua missione di Madre e Maestra per i popoli, indicando attraverso il percorso scientifico e il servizio pastorale, la strada maestra che conduce alla perfezione dell’essere, nella completezza della persona, nella santità della vita.

Papa Clemente XI Albani, oggi, più di prima aiuta noi tutti a riscoprire e mettere a frutto i talenti che la bontà di Dio ha dato a ciascuno di noi, e, nel contempo, chiede che tali doni portino frutto per il bene di tutti.

La nostra Fondazione deve essere, sulla scia di Clemente XI, promotrice di valori antichi e nuovi, percorrendo con semplicità e incisività le strade del mondo per essere sempre Cum Petro et sub Petro!

Grazie a Voi tutti e che Papa Clemente XI Albani benedica i nostri propositi di promozione umana e cristiana per il bene dei singoli e delle Comunità. Grazia a Voi tutti.